Sospensione dell’incredulità, la regola d’oro di Samuel T. Coleridge

Sospensione dell’incredulità, la regola d’oro di Samuel T. Coleridge

Articolo uscito su Quasicultura.

La suspension of disbelief, o sospensione dell’incredulità, è uno degli assunti chiave della narrativa, alla base della creazione di qualsiasi opera letteraria. La sospensione dell’incredulità presuppone un tacito accordo tra scrittore e lettore secondo cui quest’ultimo mette da parte il proprio scetticismo per tutta la durata della narrazione, accettando di credere a ciò che gli viene raccontato.

Samuel T. Coleridge (Immagine da Wikipedia)
Il primo a parlare di sospensione dell’incredulità fu il poeta romantico Samuel Taylor Coleridge (1772-1834) nel capitolo XIV della sua Biographia Literaria del 1817, a proposito del rapporto tra scrittore e lettore:
«[…] venne accettato, che i miei sforzi dovevano indirizzarsi a persone e personaggi sovrannaturali, o anche romanzati, e a trasferire dalla nostra intima natura un interesse umano e una parvenza di verità sufficiente a procurare per queste ombre dell’immaginazione quella volontaria sospensione del dubbio momentanea, che costituisce la fede poetica.»
Il fruitore di un’opera deve sospendere il suo dubbio di uomo razionale e accettare di credere all’immaginazione dell’autore, potere grandioso che permette di creare e ricreare la realtà e le contraddizioni che la caratterizzano.
La sospensione dell’incredulità è una componente essenziale del teatro, in cui vengono messi concretamente in scena elementi fittizi che lo spettatore dovrà accettare come reali in quanto necessari alla fruizione dell’opera stessa.
Nel prologo dell’Enrico V di Shakespeare, il pubblico è apertamente invitato a sopperire con l’immaginazione all’assenza di realismo nella scenografia – battaglie, fasto della regalità, improvvisi spostamenti geografici – di un teatro essenziale come quello elisabettiano:
«Sarà così la vostra fantasia
a vestire di sfarzo i nostri re,
a menarli dall’uno all’altro luogo,
saltellando sul tempo,
e riducendo a un volger di clessidra
gli eventi occorsi lungo diversi anni».
Ma, affinché il patto sussista, entrambe le parti in gioco devono adempiere a dei doveri rispettandoli fino alla fine della narrazione, pena la rottura dell’accordo e la perdita di credibilità della storia.
Il lettore si mette a disposizione dello scrittore, affidandosi a lui per un pieno e immersivo godimento dell’esperienza narrativa. D’altro canto lo scrittore, per non infrangere il patto, deve raccontare una storia che sia credibile nel contesto in cui essa è inserita.
La sospensione dell’incredulità nella fantascienza
Il classico esempio è quello del romanzo di fantascienza: se scelgo di ambientare il mio romanzo sulla Terra, è accettabile e verosimile che possa avvenire un’invasione aliena da parte di creature in grado di volare o in possesso di poteri soprannaturali, caratteristiche che non possono logicamente ed empiricamente essere attribuite a un personaggio terrestre. Nel momento in cui, infatti, il lettore nota qualsiasi tipo di elemento “poco credibile” nel quadro delineato dallo scrittore, il patto crolla, rivelando la debolezza dell’immaginazione autoriale e la fragilità della struttura narrativa.
Un personaggio che si comporta in maniera incoerente rispetto al background in cui è collocato o un’ambientazione che stona con le vicende narrate sono entrambi elementi che potrebbero compromettere la riuscita del racconto.
Immagine da minima&moralia

E dunque, per dirla con le parole di Alessandro Perissinotto, “la prima regola da seguire quando si imbocca la strada del fantastico è che nel mondo possibile non tutto è possibile, che, qualunque sia la nostra ambientazione, esisteranno sempre delle ‘condizioni ostanti’ per limitare la gamma d’azione dei personaggi” (da Mondoscrittura.it).

Verosimiglianza e coerenza
Ma è bene precisare che simili regole non sono a uso esclusivo della fantascienza; anche la collocazione della storia in un mondo reale necessita che siano soddisfatti tutta una serie di criteri, adattati alle esigenze di una realtà quotidiana.
In ogni imitazione, dunque, devono coesistere ed essere percepiti come coesistenti due fattori: verosimiglianza e coerenza. La storia, cioè, deve rispondere a principi di logicità e credibilità dei suoi elementi, dando l’impressione di essere vera in quel particolare contesto. Per questo motivo, il romanzo, qualsiasi sia il suo genere letterario, necessita di un lento e attento lavoro di pianificazione, affinché le componenti “di finzione” risultino coerenti tra loro e verosimili al punto che il lettore si cali nelle vicende fino a godere completamente dell’opera di fantasia.
L’obiettivo
Il patto raggiunge il suo risultato ottimale quando per il lettore, ormai immerso nella storia, non è più importante sapere se essa sia vera o meno. In questo modo, infatti, egli godrà appieno dell’esperienza narrativa e lo scrittore, da parte sua, avrà raggiunto l’unico scopo della sua creazione: l’intrattenimento.
È la grande lezione dei romantici inglesi: credere all’immaginazione, alle sensazioni che pervadono l’uomo, al pensiero che fluisce senza condizionamenti.
Eleonora Marchetti

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